moretta

giovedì 24 gennaio 2013

Il Cristo velato




Se avete occasione di visitare Napoli ci sono posti che dovete vedere assolutamente, tra questi  la Cappella San Severo, in via Francesco De Sanctis, nel cuore della città antica. Sorta alla fine del Cinquecento nel luogo in cui era apparsa miracolosamente un'immagine della Madonna, fu voluta dal duca di Torremaggiore, Giovan Francesco di Sangro, per rispettare un voto fatto. La cappella fu intitolata a Santa Maria della Pietà poi dal popolo ribattezzata "Pietatella". Nel 1613 la cappella fu ampliata e trasformata in tomba gentilizia andando ad ospitare le sepolture dei duchi di Sangro. Ma è nel Settecento che la cappella accolse gli straordinari arredi che ancora oggi possiamo ammirare. La nuova sistemazione fu dovuta al principe di San Severo, Raimondo di Sangro che chiamò artisti famosi dell'epoca sovrintendendo e partecipando di persona ai lavori di ristrutturazione e abbellimento e indebitandosi a tal punto da essere costretto ad affittare alcune stanze del suo palazzo che vennero usate come bisca clandestina. Fu lui a scegliere i soggetti e la collocazione delle sculture, i materiali e l'intero assetto della cappella. La storia ci ha tramandato la personalità del principe: colto ed esigente mecenate iluminista, studioso di alchimia e di scienza, ossessionato dall'immortalità, legato alla massoneria e geniale inventore; opera sua sarebbero le due famose "macchine anatomiche" che la leggenda vuole siano i cadaveri di un uomo e una donna ai quali il principe avrebbe inniettato un composto di sua invenzione capace di pietrificare l'intero sistema circolatorio e che tale processo sarebbe avvenuto quando i due poveretti erano ancora in vita.
Tra gli artisti chiamati dal principe c'era Giuseppe Sanmartino, che nel 1735 eseguiva forse l'opera più affascinante, suggestiva e misteriosa della cappella, il cosiddetto Cristo velato. Scultore molto apprezzato da Canova pare che quest'ultimo, vista la statua abbia cercato inutilmente di acquistarla per una cifra altissima. In una guida turistica ottocentesca si legge: "Ma ciò che più d'ogni altra cosa reca stupore ed ammirazione grandissima é la statua del morto Gesù adagiato su di una coltre di porfido con una finisima sindone,che negligentemente gettatagli sopra, tutte le involge le delicate membra, le quali sotto di essa traspariscono. Gli strumenti della passione vi giacciano accanto come gettati l'uno sopra l'altro, eppure tutto è conformato in un sol pezzo di bianco marmo".
La statua produsse uan tale ammirazione che furono in molti a credere che non poteva essere il frutto della sola abilità dello scultore; fu ritenuto impossibile ricreare col marmo quell'efetto di sudario bagnato che avvolge il corpo del Cristo morto e nacque così la leggenda. Dopo la scoperta di una stanza segreta che custodiva le due macchine anatomiche di cui abbiamo già detto, cominciò a diffondersi la storia che terminata la statua il principe l'avrebbe ricoperta con un velo e vi avrebbe sparso sopra la pozione da lui inventata per pietrificare gli oggetti ottenendo l'effetto che ancora oggi ammiriamo.
Anche se solo una leggenda essa ha certo contribuito a rendere ancora più straordinaria e suggestiva l'opera di un artista grandissimo che è stato capace di creare una delle sculture più pregevoli di tutta la storia dell'arte.



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